Vicini agitati, calpestio continuo, impianti rumorosi e traffico intermittente: un ambiente acustico sfavorevole contribuisce a peggiorare la qualità della vita di ognuno di noi. Quali sono i rumori fastidiosi e che posizione prende la legge in merito? Approfondiamo insieme quanto l’acustica edilizia influenza il comfort abitativo e come evitare fastidiosi rumori.
Il comfort acustico è un diritto
Negli ultimi anni, ad onore delle cronache edilizie ed architettoniche, è emerso con forza il concetto di benessere abitativo, ovvero della qualità degli ambienti interni basata sulla percezione dei sensi di chi li occupa. Questo ha comportato la nascita di un nuovo approccio progettuale nel mondo dell’edilizia. Si tratta di un metodo fortemente interdisciplinare, in cui i fattori di cui tenere conto sono essenzialmente quattro: la qualità dell’aria interna, il comfort termico, la qualità visiva ed illuminotecnica ed il comfort acustico.
Questo ha portato, poi, all’affermarsi di una materia relativamente nuova, l’acustica edilizia, allo scopo di fronteggiare il disagio acustico di cui soffrono numerose abitazioni cittadine. Già presente nella Costituzione Italiana, il comfort acustico è stato ripreso da diverse leggi successive, che lo definiscono e considerano come un diritto. Questo al punto che se non vengono rispettati i parametri previsti dalla legge, l’acquirente di un edificio può chiedere la restituzione del 20% del valore dell’immobile acquistato.
Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), a questo proposito, ha indicato i fattori fisici, chimici, biologici e sociali per poter definire un ambiente salutare. In particolare, ha sottolineato come anche un ambiente acustico sfavorevole costituisca una condizione di rischio per una buona qualità della vita: l’inquinamento acustico a lungo andare può essere causa di varie patologie.
È fondamentale, quindi, oltre agli aspetti termici ed illuminotecnici, che l’involucro edilizio limiti il rumore proveniente dalle fonti che generano rumore per garantire il comfort acustico degli occupanti ed il loro benessere abitativo.
Da cosa dipende il comfort acustico?
Quando si parla di comfort acustico ci si concentra sulla necessità di non essere disturbati dai rumori che provengono dall’esterno. Si conta che circa il 40% della popolazione sia esposta a rumore da traffico veicolare con livelli che superano i 55 dB e in più del 30% dei casi ciò succede anche durante le ore notturne. A queste fonti esterne, si devono aggiungere anche i rumori aerei e di calpestio provenienti da unità abitative e locali limitrofi.
La percezione del disturbo, infatti, dipende da molti aspetti, alcuni dei quali del tutto soggettivi. Per esempio, una sorgente di rumore non viene percepita all’interno di un ambiente con un alto livello di pressione sonora: è il caso di un ufficio piuttosto rumoroso in cui, a finestre chiuse, non si percepisce il rumore del traffico stradale circostante. Al contrario, una sorgente poco disturbante può essere udita chiaramente in un ambiente con basso livello di rumore, come una camera da letto nelle ore notturne.
Già dalla fase di progettazione di un edificio, quindi, è necessario valutarne l’isolamento acustico, in base a diversi tipi di sorgenti di rumore:
- Interne (come impianti, servizi, altri inquilini)
- Esterne (come traffico e rumore ambientale in genere)
- Per via aerea fra ambienti adiacenti e sovrapposti (appartenenti a differenti unità abitative)
- Per via aerea di facciate (rispetto al rumore proveniente dall’esterno)
- Da calpestio.
Le prestazioni ottimali che queste sorgenti di rumore devono avere all’interno di edifici abitativi sono definite dal DPCM 05/12/1997. Attualmente, questo è il documento di riferimento in materia di acustica edilizia all’interno della normativa italiana.
Rumori interni agli ambienti abitativi
Oltre alla necessità di isolarsi rispetto ai rumori estranei, va considerato che il comfort acustico abitativo è legato anche ai rumori prodotti all’interno dell’ambiente. Ad esempio, in una camera da letto è rilevante il disturbo generato da impianti regolati o progettati male, come quelli di ventilazione meccanica controllata o valvole termostatiche che emettono spiacevoli fischi.
Inoltre, un’abitazione acusticamente confortevole deve dare la possibilità a chi vi abita di “fare rumore” senza il timore di creare disagio ad altri. Capita, infatti, che una casa isolata da rumori altrui generi essa stessa disturbo ad altre unità immobiliari. È il caso, ad esempio, di un appartamento all’ultimo piano, perfettamente isolato rispetto ai rumori aerei, che disturba i piani sotto con calpestii o scarichi.
A questo proposito, il DPCM specifica che ogni unità immobiliare che compone una nuova costruzione deve rispettare i limiti previsti, come ambiente “ricevente” ed “emittente”.
Tuttavia, anche nel caso della ristrutturazione di un singolo appartamento è importante non sottovalutare il tema dell’acustica edilizia e il possibile disturbo generato verso vicini. Esistono, infatti, circolari ministeriali, leggi regionali e regolamenti edilizi che indicano e integrano il rispetto del DPCM. Soprattutto, è opportuno isolare nuovi sorgenti di rumore per scongiurare liti tra vicini e cause in tribunale che ne potrebbero derivare di conseguenza.
Valutazione dei requisiti acustici passivi
In fase di progettazione e di ristrutturazione di un edificio, quindi, è opportuno procedere alla valutazione dei requisiti acustici passivi. Solo così si riesce a garantire una buona difesa alla trasmissione del suono per via aerea, ovvero insonorizzazione, equilibrio di diffusione dei suoni e fonoisolamento.
Infatti, sul piano civilistico, l’art.2043 prevede, in linea generale, il diritto al risarcimento del danno ingiusto derivante da fatto doloso o colposo altrui. In questo principio possono rientrare anche voci di danno causate dal responsabile di un’immissione rumorosa. Non ci si riferisce soltanto al disturbo della quiete e del riposo ma anche agli eventuali danni alla salute. Come abbiamo visto inizialmente, infatti, l’esposizione prolungata ai rumori, soprattutto nelle ore notturne, può creare dei danni permanenti alla salute psicofisica. In tal caso basterà dimostrare il nesso di causalità tra il danno subito e l’esposizione prolungata al rumore per ottenere un risarcimento.
Dal momento che le prescrizioni del DPCM 05/12/1997 hanno limiti che le rendono sufficienti in alcuni casi e incomplete in altri, sia per non essere disturbati che per non disturbare in primis, è opportuno realizzare un progetto acustico preliminare. Un tecnico competente in materia acustica, infatti, sarà in grado di verificare tutte le richieste e gli obblighi legislativi, anche integrativi a livello comunale e regionale rispetto al DPCM.